Esistono luoghi magici e abbandonati, parti integranti della memoria e dell’identità di una città che sarebbero stati dimenticati se non fossero stati attuati interventi di riqualificazione e rigenerazione urbana. Questi luoghi diventano spazi d’arte dove la cultura porta ad una nuova rinascita.
È stato inaugurato il 5 giugno 2021 il nuovo Spazio Berlendis presso il vecchio “squero” di Venezia in Rio dei Mendicanti: una ex falegnameria utilizzata per la costruzione e manutenzione di barche in legno è diventata un nuovo polo espositivo della città, capace di coniugare identità storica e arte contemporanea. Il progetto di Emanuela Fadalti e Matilde Cadenti nasce dall’esigenza di rendere la cultura e l’arte accessibili e inserirle nel cuore della città. Le esposizioni in città sono solitamente affidate ai padiglioni della Biennale di Venezia che purtroppo prevede una serie di vincoli nell’utilizzare gli spazi prestigiosi di riferimento. Lo Spazio Berlendis (300 mq di superficie e 250 mq di pareti espositive) diventa così una “scatola magica” dove si susseguono mostre d’arte, produzione di film, compositori, artisti, attori e scrittori ma anche luogo di ideazione e organizzazione di eventi con collaborazioni artistiche nazionali e internazionali.
Il vecchio squero, uno dei simboli del lavoro della città, diventa adesso luogo di creatività e di identità culturale alla portata di tutti.
Un altro esempio di recente recupero di uno spazio abbandonato e riportato alla luce per l’intera città è “L’Approdo”. Sul lungomare di Porto San Giorgio, nelle Marche, una vecchia rimessa di pescatori diventata poi punto di vendita di cozze, è adesso una residenza d’arte e punto di riferimento culturale e artistico, capace di rendere il porto un luogo ricco di fermento e ben inserito all’interno delle dinamiche turistiche e territoriali. Il progetto appartiene all’associazione d’arte contemporanea Karussell che si è prodigata per valorizzare il territorio attraverso arte e cultura con un ricco calendario di eventi (concerti, proiezioni cinematografiche, mostre fotografiche e incontri culturali) ma soprattutto per sostenere gli artisti emergenti coinvolti, che possono così sfruttare uno spazio espositivo (con finestre a vetri) visibile a tutti.
Più conosciuta è l’“Edicola Radetzky” di Milano, un chioschetto in stile liberty di ferro e vetro unico nel suo genere. A seguito del processo di riqualificazione della Darsena, questa struttura è stata affidata al “Progetto città ideale” che l’ha restaurata e successivamente trasformata dal 2016 in spazio artistico-culturale, con lo scopo di promuovere artisti emergenti e innovativi sotto gli occhi di tutti, grazie alla struttura a vetri.
Vale la pena di citare un esempio curioso e particolarmente accattivante di uno spazio che, grazie ad un’operazione di crowdfunding, sta ultimando la sua ristrutturazione. Si tratta del MUDI, museo DIscocratico, il primo museo italiano dentro una discoteca, nello specifico, il Cocoricò di Riccione.
Il tempio della musica techno e all’avanguardia degli anni Novanta, chiuso dal 2019, è sempre stato frequentato da personaggi del mondo dell’arte, della cultura e della musica e adesso è stato preso in mano dal collettivo artistico “Unfollow Advertising”. L’idea è quella di riproporre le leggendarie serate musicali in concomitanza di un ricco calendario di mostre tra scultori, pittori, fotografi e videoartisti, musica dal vivo, performance teatrali e proiezioni cinematografiche. Lo scopo è quello di valorizzare il territorio ed i giovani talenti italiani creando un punto di aggregazione, non solo per i ragazzi più giovani ma anche per gli adulti, fino ad arrivare ad un pubblico sempre più ampio attraverso l’organizzazione di eventi diurni. Il Museo sarà anche lanciato in forma digitale grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie (3d, Nft Art, VR,ecc..) e sarà quindi fruibile in toto ovunque tramite tablet, pc o smartphone.
Un esempio toscano di una struttura inserita in un progetto di riqualificazione urbana è l’Ex Manifattura Tabacchi a Firenze, diventata nuovo polo di arte e moda: è previsto il recupero, entro il 2026, della vecchia area industriale composta da 16 edifici ed estesa per 111.000 mq. La Manifattura, ex convento distrutto dagli spagnoli, nasce nella seconda metà del 700 e verso la fine dell’800 raggiunge il suo massimo picco di produttività nella lavorazione di tabacco fino alla sua chiusura nel 2001. Dal 2018 alcuni spazi sono stati adibiti a spazi d’artista, iniziative culturali, artistiche, scientifiche, ricreative e di volontariato; con il nuovo cantiere, entro il settembre 2022, l’intera Manifattura diventerà un quartiere innovativo e produttivo, multiculturale, multidisciplinare e accessibile a tutti. Il nuovo complesso avrà un respiro internazionale e sostenibile e permetterà a Firenze di entrare in una dimensione più “moderna” e di aprire le porte al contemporaneo e alla sperimentazione: cultura, design, moda, arte e artigianato faranno parte di un complesso che si distinguerà per la novità dei contenuti, ponendo particolare attenzione alla sostenibilità ambientale e sociale.
Anche nella nostra città, Livorno, esiste uno spazio che è stato riqualificato e che è diventato luogo di iniziative culturali e mostre contemporanee innovative: la chiesa, ormai sconsacrata, dell’Assunzione della Vergine e di San Giuseppe, più nota come Chiesa del Luogo Pio. Dal 2013 è stata inserita nel progetto del complesso museale “Museo della Città di Livorno”, che ha sede presso gli adiacenti bottini dell’Olio e che è stato inaugurato nel 2018.Negli interni barocchi della chiesa sconsacrata è stata inserita una collezione permanente d’arte contemporanea, che ospita dipinti e sculture di artisti italiani famosi a livello internazionale, tra i quali Giorgio Griffa, Piero Manzoni e Pino Pascali con “Il grande rettile”.
Tutti esempi questi di interventi di recupero e riqualificazione urbana di spazi e strutture che prendono nuova vita e diventano simbolo di identità collettiva di un territorio.
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Testo di Carolina Trotta
Nell’immagine l’installazione “Compassione” di Cecco Ragni ha creato per la Chiesa del Luogo Pio a Livorno nel 2010.
Foto di E. Panattoni