- Irene Corsi -
Uno degli impulsi che ha forgiato lo spirito democratico e libertario del popolo livornese è rappresentato dall’influenza dell’occupazione militare francese alla fine del XVIII sec.
Nonostante il danno economico, infatti l’occupazione francese incontrò il favore della comunità israelitica che all’epoca costituiva il 10 per cento della popolazione livornese. I rapporti tra i due soggetti favorirono lo sviluppo di relazioni commerciali vantaggiose; gli israeliani potevano usufruire di alcuni nuovi diritti civili quali la partecipazione al governo cittadino e l’appartenenza alla Guardia Nazionale.
Tali rapporti amichevoli aumentarono l’avversione antisemita in certi strati cattolici, che accomunavano le qualifiche di “ebreo” e di “giacobino” in un’unica deplorazione.
La permanenza dei francesi provocò lo sviluppo di un partito repubblicano al quale aderirono, oltre agli israelitici, anche molti cittadini di altre comunità e della popolazione livornese.
L’istituzione della Municipalità, organo di governo di cui vennero chiamati a far parte cittadini cattolici ed israelitici, la divisione amministrativa della città in cinque quartieri, la creazione di un Circolo di istruzione pubblica, l’abolizione dei privilegi dei facchini bergamaschi e l’allargamento del diritto al lavoro dei portuali livornesi, furono i primi elementi di trasformazione in senso democratico.
Grazie all’importanza marittima e strategica della città di Livorno intuita da Napoleone, il nuovo ordinamento amministrativo della Toscana comportò la divisione del territorio in tre dipartimenti: Firenze, Siena, Livorno; dove quello di Livorno, “Mediterraneo”, comprendeva anche Pisa e Volterra estendendosi su quasi tutta la fascia costiera.
Nel 1799, 2500 cittadini livornesi seguirono le truppe francesi in ritirata e i soldati austriaci arrestarono 352 cittadini livornesi per “giacobinismo”, tra cui lo stampatore Tommaso Masi, l’israelita Moisè Trionfo e l’inglese Stuard.
Ma il ritorno a Livorno dei francesi tra il 1807 e il 1813 e l’aumento degli emigrati corsi e francesi favorì lo sviluppo di società segrete di ispirazione buonarrotiana e sansimonina, che dettero alimento democratico alla lotta risorgimentale, di cui uno dei principali frutti fu la nascita del nuovo periodico: L’Indicatore Livornese”.