Solo un anno fa, proprio nel mese di settembre ci lasciava Franco Maria Ricci, editore e collezionista d’arte di fama internazionale. Per chi ha avuto occasione di seguire le sue imprese ed idee artistiche, si sarà accorto che aveva dedicato anni di vita all’idea del labirinto, questo segno universale che attraversa la storia dell’umanità, ma il cui significato preciso sfugge alla maggior parte delle persone. Ne aveva congetturato e favoleggiato col il suo fidato collaboratore Jorge Luis Borges, teorico e studioso di labirinti tra le altre cose, durante lunghi soggiorni amicali che l’argentino trascorreva nella sua residenza di campagna.
Per questo nel 2015 dopo lunghi studi e riflessioni F.M. Ricci decide di abbandonare l’idea del labirinto per passare alla costruzione di un vero labirinto, che accarezzi la sembianza di uno antico ma che in verità sia felicemente moderno, maestoso e benevolo per chi lo attraversa. Attualmente il più grande d’Europa, è sicuramente uno dei più belli mai costruiti, lussureggiante nel verde delle sue piante di bambù, arioso nei vialetti che lo compongono.
Si chiama il Labirinto del Masone e si trova a Fontanellato nel bel mezzo della pianura padana, appena fuori Fidenza. L’area su cui è stato costruito è libera da altre costruzioni, intravederlo anche dalla strada con un verde acceso dei bambù e la punta della piramide che completa il percorso del labirinto dà un grande effetto di meraviglia. Mentre si percorrono i suoi vialetti ci si accorge che è interamente realizzato con piante di bambù, ma molto differenti l’una dall’altra tanto che se ne possono contare fino a venti specie diverse e alte dai 30 cm ai 15 metri di altezza. Il bambù è qui utilizzato al posto della pianta di bosso, la più adottata nei secoli in parchi e giardini come pianta in grado di trasformarsi nelle forme più bizzarre.
La distanza col passato non è finita. Infatti il Labirinto per antonomasia, quello di Minosse, era una prigione e tutti i labirinti nei secoli a venire hanno sempre mantenuto questa tendenza al mistero, alla perdizione e allo smarrimento . A Masone invece si passeggia, si fa una sosta, si riflette sedendosi su una panchina e senza avere realmente l’impressione di essersi perduti. Lo spicchio di cielo è ampio sopra la propria testa, la punta della piramide fa da faro e riferimento. Intorno al Labirinto Franco Maria Ricci, come a completare la sua opera, ha lasciato visitabile al pubblico la sua collezione d’arte, la sua personale biblioteca e l’Archivio con tutte le sue prestigiosissime edizioni, un caffè e un bistrot per consentire visite più lunghe e gradevoli.
Se questo labirinto è stata pensato e creato dall’editore emiliano come regalo per tutti, solitamente i labirinti erano invece luoghi riservati a pochi, luoghi di ritiro dove ‘purificarsi’ attraversando un percorso che ristorasse, restituendo equilibrio e benessere psicofisico. Almeno nelle ville rinascimentali e barocche, in Italia così numerose.
Non troppo distante da Fontanellato ci sono in Veneto altri deliziosi labirinti nei parchi di splendide residenze, a Villa Barbarigo sui Colli Euganei e a Villa Pisani nella provincia veneziana.
Quello sui Colli Euganei è un labirinto seicentesco, attraente e fascinoso perché immerso in un giardino dove ogni statua o gioco d’acqua fa parte di un percorso di purificazione per il visitatore. I committenti di questo piccolo mondo verde, i signori Barbarigo, erano possidenti di vastissimi territori e costruirono villa e giardino come voto per sconfiggere la peste del 1630. Tutto il parco quindi risponde ai canoni di bellezza ideale e di poteri salvifici e fontane, sculture, vialettti e labirinto sono un’ascesa di catarsi. Seimila piante di bosso, alcune antiche di 400 anni, raggiungono l’estensione degli 8000 metri quadrati del grande labirinto. Una via d’acqua che arriva da Venezia è l’ingresso del Padiglione di Diana che porta al Labirinto e lì il visitatore può facilmente perdersi, perché sei dei vicoli sono ciechi come sei sono i vizi capitali. Idealmente chi supera i sei vicoli ciechi può salire sulla bella torre centrale, da cui si gode la vista sull’intero labirinto per rendersi consapevole del giusto percorso fatto e dunque del suo ruolo nella vita. Nelle numerose ville antiche disseminate per tutta la penisola sono diversi i labirinti di questo tipo, mentre in Sicilia ne troviamo uno completamente diverso. Svetta su una collina, un rosso rosato che interrompe la cromia di verse dell’intera vallata, circolare nella sua perfezione.
Bisogna arrivare al paesino arroccato di Castel di Lucio, nella provincia messinese. Nel 1990 l’artista Italo Lanfredini reinterpreta l’idea del labirinto realizzandone uno che ricorda nelle forme il ventre materno. Il calcestruzzo è il materiale con cui è fatto ed è l’ultima tappa di un percorso diffuso di Land Art dal nome Fiumara d’arte, uno dei parchi d’arte più grandi d’Europa.
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Testo di Federica Falchini